Analisi statistica dei consumi del food

Da un’analisi statistica da noi commissionata effettuata su 45 paesi campione, risulta che la spesa pro capite per il food è più alta nei paesi a PIL pro capite più alto.

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Dai dati emerge anche che la relazione tra PIL e spesa nel food è comunque più forte per il consumo del food in genere che per il food italiano. Ciò sta probabilmente a significare che il sistema delle imprese italiane sfrutta in misura inferiore rispetto a quanto sarebbe possibile, le potenzialità della domanda anche a causa di una scarsa capillarità della distribuzione all’estero dei prodotti del nostro paese.

Per i mercati territorialmente più lontani dal paese di origine dei prodotti sono richieste infrastrutture di supporto, relazioni commerciali e forti competenze sulle regole amministrative e burocratiche dei paesi di destinazione.

Il Sistema Italia è probabilmente carente su tutti questi aspetti come dimostra la circostanza che la spesa per il cibo italiano è, nei paesi Extra Ue, pari al 20% di quella dei paesi UE; l’analogo dato è pari all’80% per la spesa complessiva del food.

Oltre al miglioramento delle condizioni di vita e di ricchezza di un paese, non è da trascurare l’effetto leva rappresentato dalla tecnologia ed in particolare da Internet. Infatti nei paesi più sviluppati il volume degli scambi attraverso il commercio elettronico a breve supererà il volume delle transazioni nel mondo reale.

Anche il consumo di food appare correlato in modo statisticamente significativo alla penetrazione di Internet, ed il fatto che la relazione è molto più forte per il consumo generale di food che non per il consumo di cibo italiano, fa ipotizzare che le potenzialità della rete, sia in termini di marketing che di e-commerce, non siano sfruttate appeno dal sistema dei produttori italiani.

In altri termini il vantaggio competitivo rappresentato dalla qualità dei prodotti italiani, in altri paese è più che compensato da un’organizzazione di ‘sistema’ più efficiente, che utilizza tutte le leve del marketing ed un uso più sistematico ed organizzato della tecnologia.

Right Food si propone di supportare sia i produttori italiani nell’improcrastinabile percorso da intraprendere rappresentato dall’internazionalizzazione, sia di curare gli interessi dei consumatori e la sempre più diffusa richiesta di buon cibo sano, abbattendo le barriere all’entrata verso paesi esteri.

Per raggiungere gli obiettivi attesi la chiave di volta rappresentata da Right Food sarà quella di declinare in modo innovativo la nuova realtà commerciale rappresentata dagli acquisti attraverso la Rete, con la creazione di magazzini locali di proprietà e, attraverso un’efficiente sistema informatico, di logistica e di consegna door to door, permettere anche ai piccoli produttori, di arrivare in modo più efficiente, efficace e profittevole, ai consumatori dei diversi Paesi, con i prodotti garantiti da Right Food, nel rispetto del consumatore.


Grafici analisi statistica dei consumi del food

Esempio di formazione del prezzo del vino esportato a New York

In base ai dati e tabelle fornite da ICE, è chiaro che avere una base logistica e di vendita diretta quale un Right Food Center garantisce l’ingresso nel mercato USA in modo estremamente più competitivo, profittevole, e con maggiori ricavi da parte del produttore, dati dalla sua partecipazione nel capitale del singolo Right Food Center. La tabella seguente mostra il differenziale di prezzo e di ricavo della proposta Right Food rispetto al valore della merce distribuita in maniera tradizionale.

 

Si evince che pur con un ricavo del 33% per Right Food, con il percorso tradizionale la bottiglia da 5€, arriva sullo scaffale a 15,52€ ovvero 17,97$, mentre attraverso Right Food arriva a soli 9,27$.

Il delta tra 17,97$ e 9,27$, consente quindi di vendere on line USA su USA, con un margine più alto da riconoscere al produttore, rimanendo sempre al di sotto prezzo tradizionale allo scaffale.